Australia 2001  

 

 

 

Ero poco più che un bambino quando lessi il mio primo libro di astronomia pratica: Il libro delle Stelle di Brown. Subito la mia attenzione venne catturata dalla spettacolare pioggia di stelle cadenti del 1966. Erano le Leonidi! La meravigliosa foto di Dennis Milon ne rendeva tangibile la descrizione. Tra le 72 meteore catturate in un singolo fotogramma ce n’erano 2 frontali praticamente circolari, che come si leggeva sul testo, se non si fossero incendiate prima, avrebbero colpito il fotografo…

Quell'anno l’attività delle Leonidi era arrivata a un tasso orario di circa 150.000 per ora, davvero una tempesta di stelle cadenti!!!

Ma l’anno di “bonanza” sarebbe arrivato solo 33 anni dopo nel 1999. Dopo un’imprevista notte di bolidi nel 1998, il maltempo pregiudicò la mia lunga attesa.

I miei siti salvagente: Canarie (bufera di neve), Tunisia (pioggia), Spagna (nuvoloso), si erano rivelati inaffidabili. Così non mi resto altro da fare che sentire via  cellulare, da varie parti d’Italia (Puglia, Palermo, Cantù) quello che stava accadendo. Una pioggia inverosimile di circa 4000 stelle cadenti all’ora!!!

Purtroppo non restava che che attendere altri 2 anni e recarsi nell’Estremo Oriente per assistere alla prima grande pioggia meteorica del nuovo millennio.

 

 

Dopo la Grande Eclisse Africana cominciarono i primi preparativi per osservare la tempesta di Leonidi. Innanzitutto la scelta del sito. Sia il maestro di viaggi astronomici Fred Espenak che gli astronomi Asher e Mc Naught (relatori delle previsioni meteoriche) indicavano Ayers Rock come sito principe, sia per la presenza di cieli cristallini, che per l’alta probabilità di cielo sereno, attorno al 75%. La scelta era ormai fatta: Australia.

Il tempo cominciava a trascorrere velocemente e tutto sembrava divenire piu’ difficile, anche a seguito dei tragici eventi settembrini. Nonostante cio’ a fine ottobre, decisi di partire. Prosciugato il conto in Banca per l’acquisto di alcuni obiettivi superluminosi e del volo aereo, mi restava solo il tempo di chiudere il bagaglio: circa 30 kg di materiale da sistemare!

Come in ogni viaggio astronomico la forte agitazione e tensione, accumulatisi nei giorni antecedenti la partenza, si dissolse non appena preso posto in aereo, nonostante mi attendessero quasi 36 ore di volo per raggiungere Ayers Rock. Ma il jet-lag non poteva scalfire un astrofotografo temprato da innumerevoli notti insonni sotto temperature polari.

Così appena atterrato all’aereoporto di Ayers Rock, una striscia di asfalto in mezzo al nulla, dopo aver noleggiato un’auto (questa si davvero un’impresa!), via in direzione di Uluru, il monolite più grande al mondo. A dispetto delle percentuali di copertura media nuvolosa,  pioveva da 5 giorni e sembrava dovesse continuare all’infinito.

Comunque alla fine la vista mozzafiato di Uluru ripagava a pieno il lungo viaggio necessario a raggiungerla. Come ebbe a dire Shoemaker, questa roccia è davvero quanto di più verosimile, ci possa essere sulla Terra, a un asteroide.

Ammirati gli ultimi raggi solari spegnersi sull’arenaria rosso fuoco di Uluru, non restava che dare un’occhiata al desertico cielo australe. Sinceramente mi aspettavo un contrasto superiore delle stelle rispetto al fondo cielo. La stessa Via Lattea invernale era appena percepibile, quasi come nei nostri migliori cieli. La cosa che colpiva di più era la presenza di stelle fino all’orizzonte e la loro stabilità: erano immobili senza il minimo accenno di scintillio.

Una breve pioggia mattutina raffreddò subito gli animi.

Alle 5 ore locali si era già a terra pronti a partire. Lungo la strada un canguro ci annunciava di essere in Australia. La meta questa volta era Henbury Meteorite Site, circa 18 crateri da impatto, generati  da un grosso meteorite ferroso caduto in tempi storici. Lungo i 300 km di distanza da Ayers Rock, il deserto regnava sovrano, e solo qualche isolata stazione di servizio tradiva la presenza umana.

Arrivati nei pressi del sito il cielo era coperto, ma lungo l’itinerario che si snodava tra i crateri il sole rifece la sua comparsa facendoci capire cosa fosse il deserto. In pochi istanti l’intenso calore ci costrinse a tornare in macchina e a cercare refrigerio nell’aria condizionata. L’acqua caldissima era ormai divenuta inutilizzabile a patto di non voler preparare un thé.

Trovato rifugio nell’accogliente Alice Spring passai la serata sul web a cercare conforto dagli amici e consultando diversi siti meteorologici. I giornali locali davano cattivo tempo in tutta l’Australia!  Dopo un salutare riposo, l’ultimo acquazzone locale veniva spazzato via da un sole radioso, che secondo le previsioni meteo europee ci avrebbe accompagnato ben oltre la nottata. Era fatta! In quel momento provai quella sensazione tipica degli eclipse chasers quando raggiungono la Center Line.  

Durante il rientro ad Ayers Rock , all’interno di un negozio di souvenirs nel complesso turistico di Yulara a circa 20 km di distanza dal monolite, mi parse di riconoscere una figura familiare tra cataste di boomerangs e cartoline. I said: Fred Espenak? E una voce gioviale mi rispose Yes. Si era proprio l’astronomo della Nasa conosciuto ai più per la redazione delle cartine relative alle Eclissi di Sole. Espenak rappresenta la figura romantica dell’astronomo che allo studio accurato della volta celeste, unisce la passione per l’osservazione pura e diretta del cielo come il più appassionato dei dilettanti. Mi confidò che aveva al seguito ben 4 macchine fotografiche e la sua immancabile montatura equatoriale alla tedesca. Insieme a lui naturalmente c’erano una quarantina di appassionati, riconoscibili a distanza per il loro caratteristico slang americano.

Dopo un’ultima visita beneagurante ad Ayers Rock e 2 ore di sonno, per smaltire parte delle tossine accumulate durante il giorno, incominciai a montare la strumentazione ( 5 fotocamere e 2 videocamere) e a scegliere le pellicole. All’una ora locale ( il primo massimo sarebbe caduto alle 3.00) ero già pronto a fotografare. Una foto della Via Lattea incorniciata dalle Nubi di Magellano venne interrotta da un lentissimo bolide che attraversò il cielo da Est a Ovest, circa 160 gradi di scia: lo show era iniziato!

Occorreva però montare obiettivi grandangolari vista la lunghezza delle scie. Ciò mi fu confermato subito dopo da altri luminosissimi bolidi. A queste laitudini (Tropico del Capricorno) il Leone sarebbe rimasto vicino all’orizzonte per tutta la notte, come lo Scorpione  sotto i cieli italiani.

Da quel momento in poi e’ stato un crescendo rossiniano: bolidi luminosi dappertutto con scie persistenti. Più del 60% delle stelle cadenti erano infatti ben piu’ luminose della magnitudine –2. Le Leonidi più luminose e molto vicine al radiante dispiegavano i loro magnifici colori passando dal verde al bianco al rosso in pochi istanti, a causa del differente strato atmosferico attraversato. Ho avuto anche la fortuna di osservare 2 meteore frontali, due autentici lampi di luce durati frazioni di secondo. Durante i due previsti picchi si e’ avuta letteralmente la sensazione che il cielo stesse piovendo stelle, con l’apparizione nell’arco di pochi secondi  di alcune decine di stelle cadenti in ogni parte della volta celeste.

Sembrava di assistere ad uno spettacolo pirotecnico, questo era infatti l’aspetto che assumevano la maggior parte delle Leonidi, anche se naturalmente non esplodevano alla fine in una miriade di colori. Infatti come dicevo questa pioggia e’ stata particolarmente ricca di bolidi con scie persistenti, niente a veder con quelle della seconda notte del 1998 e del 2000.

Da alcuni resoconti ricevuti dall’Italia, mi risulta che anche li c’è stata una copiosa pioggia di bolidi con uno ZHR prossimo a 1000. Qui in Australia una prima stima indica uno ZHR di circa 3000, in Giappone sembra si sia sfiorata quota 5000. Resta comunque di circa 1 ordine di grandezza inferiore al previsto, ma ugualmente di tutto rispetto.

Per chi avesse perso quest’appuntamento, resta ancora il prossimo anno con uno ZHR previsto di circa 30.000 per il continente Americano e di 10000 per quello Europeo. La presenza della Luna quasi piena disturberà la visione, ma con una percentuale molto alta di bolidi come quest'anno, lo spettacolo dovrebbe essere ugualmente assicurato. Speriamo perciò che la Tempel-Tuttle ci conceda un ultimo colpo di coda, regalandoci un’altra notte dei desideri.

    

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