ZAMBIA 2001

 

 

 

 

 

 

 

Osservata l’ultima Eclisse del Millennio, non restava che organizzarsi per la prima. La scelta dei siti non era molto vasta, ma cadeva sul continente nero su territori davvero spettacolari.

Da una parte c’era il Madagascar, con la sua natura lussureggiante, attorniata da un mare cristallino, dall’altra c’era lo Zambia o lo Zimbawe, che a detta degli abitanti locali rappresentano la “ Vera Africa”.

Il Madagascar sembrava la scelta più affascinante, ma grosse difficoltà logistiche (non si riuscivano a trovare voli aerei e la sistemazione era solo in tenda, a prezzi da hotel 5 stelle) mi hanno fatto cambiare idea. Scartata quindi l’ipotesi di volo con scalo a Mauritius lo Zambia sembrava la scelta migliore, sia per l’alta percentuale di cielo sereno sopra il 70% (inferiore solo al deserto del Sahara), sia per la più facile reperibilità di voli aerei. Alla fine visto l’intasamento dell’aeroporto di Lusaka decisi di atterrare a Joahnesburg e di fare la tratta di circa 2.000 Km su ruote.

Passata la notte su un tranquillo volo Lufthansa, la mattina una caotica Joahnesburg accolse il mio arrivo. La paura era tanta sia per l’alto tasso di criminalità del Sud Africa che per il rischio di contrarre malattie, veramente alto in tutto il continente africano. Avevo la borsa fotografica piena zeppa di medicine, un vero campionario!!!

Lasciata alle spalle Joahne, una lunga autostrada ci portava al confine con lo Zimbawe, qui le case tutte circondate da mura altissime lasciavano mano mano spazio agli imponenti alberi di baobab e agli innumerevoli termitai. Poco dopo il tramonto del Sole fummo a ridosso del confine, qui per la prima volta potei osservare il cielo australe, Canopo, Alfa Centauri e la Croce del Sud erano facilmente osservabili, le nostre care costellazioni boreali un po’ meno.

Passammo la notte vicino a Buluwalayo seconda città dello Zimbawe, un posto apparentemente tranquillo in stile coloniale. Solo la presenza di polizia armata all’ingresso e all’uscita della città, dotata di particolari strisce chiodate e di barili riempiti di cemento ci inducevano a un po’ di prudenza. Lungo la strada davvero ben tenuta ci capitava di incontrare spesso camion pieni zeppi di persone sorridenti e cordiali che si recavano al lavoro. Dopo alcuni centinaia di chilometri però non si vedeva altro che la strada circondata da sparuti alberi, sembrava di essere in una zona disabitata. Però come nei telefilm americani, quando meno te lo aspetti esce fuori una pattuglia della polizia pronta a contestarti una multa per eccesso di velocità, ma circa 5 euro cosa volete che siano rispetto alle esose multe italiane…

Poco prima di sera un aeroporto ci annunciava di essere nei pressi delle Cascate Vittoria, qui la civiltà tornava a farsi vedere: ristoranti, alberghi extra lusso, supermercati, internet-café e negozi di souvenir. Ritemprati nel corpo e nello spirito, ci si avvicinava al confine segnato proprio dalle Cascate Vittoria. Ma visto l’esoso costo del biglietto d’ingresso quasi 50 Euro e la prossimità dell’oscurità si decise di rinviare la visione al ritorno, dall’altra sponda a un prezzo dimezzato. Comunque sopra il ponte che collega lo Zimbawe allo Zambia sia il rumore assordante, sia la visione di parte delle cascate ci fece rendere conto di cosa ci aspettasse al ritorno!!!

Trovato un posto dove dormire a fatica, quasi tutti gli alberghi erano esauriti per l’Eclisse, un’altra visione del cielo australe mi servi da antipasto a quello che i cieli di Chisamba mi avrebbero offerto. Ω Centauri, percepibile agevolmente a occhio nudo, era uno spettacolo al binocolo, così come lo Scrigno dei Gioielli,  e il Sacco di Carbone. Ma la stanchezza era tanta il sonno ebbe presto il sopravvento.

Durante questi spostamenti mi è capitato di vedere i mezzi più strani da Jeep dotati di speciali tetti dove dormire, e piene di contenitori di carburante di riserva, a camion davvero strani modificati per attraversare l’intera Africa, altissimi rispetto al suolo e dotati di ogni comfort al loro interno.

Ma in Zambia il cielo terso e dal colore blu cobalto che ci aveva accompagnato dal Sudafrica veniva macchiato da piccole nuovolette di passaggio, un po’ di preoccupazione per l’eclisse però venne subito dissolta dal selvaggio paesaggio circostante: ero in Africa!!!

Bruciati gli ultimi chilometri, Lusaka ci attendeva piena di cambiavalute e di tassisti improvvissati, qui l’imminenza dell’Eclisse era palesemente avvertibile se non altro dal punto di vista commerciale… Per garantire la sicurezza il governo aveva schierato molti militari a controllo delle vie principali e dei negozi, che peraltro praticavano prezzi davvero occidentali. Si dice che l’Eclisse abbia fruttato allo Zambia qualcosa come 1.000 milioni di Euro, una grossa finanziaria per il governo di questo stato. Ma il campeggio nei pressi di Chisamba ci attendeva, in capitale ci avevano riferito che lì era prevista un’affluenza di circa 10.000 persone.

Il campeggio fortunatamente era protetto oltre che da un organizzatissimo servizio d’ordine anche da un’accurata recinzione circondata da particolari protezioni realizzati con rovi e arbusti spinosi per impedire agli animali di entrare.

Un ambiente veramente giovane ci accoglieva, c’erano persone da ogni parte del mondo, America, Regno Unito, Spagna, Brasile, Germania, Giappone, si prospettava davvero una piacevole attesa prima dell’Eclisse. Unica nota negativa il pungente freddo notturno: quasi 0° dopo mezzanotte con un’umidità attorno al 90%.

Già alle dieci di sera la Via Lattea era alta sul cielo, fornendo uno spettacolo sublime, la presenza dello scintillante Marte rendeva però fastidiosa l’osservazione delle nebulose oscure nei pressi dello Scorpione. Grazie a un amico del Sud Africa ho avuto la fortuna di osservare attraverso un 25 cm il cielo australe. Naturalmente la prima cosa che ho osservato è stato Ω Centauri. Un urlo ha fatto capire a chi mi stava vicino cosa stavo osservando!!! Era talmente grande che circa a 100X usciva fuori dal campo dell’oculare, le stelle erano tutte risolte anche i loro colori erano facilmente percepibili. Davvero una visione mozzafiato, che ripagava da sola il prezzo del viaggio.

La Trifida appariva in tutta la sua estensione così come, la Laguna. Stranamente proprio da un cielo così a Sud ho potuto osservare per la prima volta i bracci a spirale in M51, una galassia situata a pochi gradi dall’Orsa Maggiore, costellazione emblema del cielo Boreale. L’ammasso stellare aperto Lo Scrigno di Gioielli sembrava realmente un insieme di scintillanti gemme di vari colori.

I giorni passavano e l’Eclisse si avvicinava sempre più. La vigilia del fatidico giorno cominciava la scelta del sito, una collinetta poco al di sopra del campeggio sembrava fare al caso nostro, dopo quasi un’ora di cammino giungemmo in cima, qui l’orizzonte era visibile fino a 20 km di distanza, davvero ideale per osservare l’avanzamento dell’ombra lunare, la presenza però di alcuni alberi poteva però penalizzare le riprese fotografiche. Il posto migliore però venne subito accaparrato da una famiglia di tedeschi con 3 telescopi al seguito 3 videocamere professionali e un numero imprecisato di macchine fotografiche. Questa allegra famigliola giunta qui in Jeep dalla Namibia si accampò proprio qui per non perdere questa favorevole postazione!!!

Il figlio mi raccontò che avevano passato diverse notti in Namibia in fattorie specializzate nel turismo astronomico, e che lì il cielo desertico era veramente eccezionale.

Nonostante quest’invadenza teutonica decisi di recarmi ugualmente sulla collinetta il giorno successivo. Così dopo la sveglia alle 5 del mattino cominciai a controllare la mia attrezzatura. Frattanto il Sole cominciava a sorgere dissolvendo con i suoi raggi gli ultimi freddi della gelida notte africana. L’atmosfera cominciava a essere elettrizzante e la tensione tra gli appassionati del Sole Nero era tangibile. La collinetta fu letteralmente presa d’assalto. Già alle 9 del mattino era piena di gente, nonostante che per salirci bisognava pagare circa 10 Euro. Ma lo spazio ristretto, e l’affollamento eccessivo mi fecero ripiegare su un posto più basso ma con l’orizzonte libero da alberi. Sistemata alla meno peggio l’attrezzatura, iniziai a godermi lo spettacolo. Un urlo da stadio annuncio il primo contatto. Il tempo sembrava scorrere lentamente, ma nell’ultima mezzora prima della Totalità l’atmosfera cominciò a cambiare, in alto le alte nuvole, prima invisibili immerse nel chiarore diffuso del cielo, cominciavano a essere percepibili. Il paesaggio circostante sembrava essere avvolto da uno strano fumo. L’emozione cominciava a salire di pari passo con l’aumento dei battiti cardiaci. In quei momenti sembra di essere al centro del mondo. Sei minuti prima del secondo contatto degli schiamazzi misti a urla ci facevano buttare via gli occhiali solari, l’Anello di Diamante aveva fatto la sua comparsa!!! L’aspetto del Sole era paragonabile a quello della sottile falce di Luna illuminata dalla luce cinerea. Ancora qualche minuto e faceva comparsa la corona interna e le prime protuberanze. L’ultimo raggio di Sole salutato da un boato lasciava la scena a una magnifica corona. Alcune persone mi hanno testimoniato di aver visto quest’ultimo raggio solare disgiungersi nei colori dell’arcobaleno. Sinceramente da dietro il vetrino della mia fotocamera, non ho potuto notarlo. Comunque grazie alla protezione offertami dal vetrino smerigliato del pentaprisma avevo gli occhi non accecati dagli ultimi raggi solari, così quando li ho rivolti verso il Sole ho potuto cogliere a pieno quello che la natura mi stava per offrire. Un autentico fiore, dal cuore nero ma dai delicati petali con sfumature rosso arancio, e con evidenti nervature scure sembrava letteralmente inciso in un cielo plumbeo. Sì questa è la sensazione che ho avuto. Nessuna fotografia è in grado di riprodurre le delicate sfumature della corona e il suo elevato contrasta, i filamenti coronali piegati dal campo magnetico solare erano evidentissimi si allungavano ben oltre i 2 diametri solari. In contrasto con i repentini cambiamenti avvenuti prima della totalità, quest’atmosfera sembrava sospesa nel tempo e la visione della dettagliata corona solare conferiva un ulteriore elemento di staticità. Per tanti anni mi ero sforzato di utilizzare sempre più potenti strumenti astronomici per osservare meglio le stelle, e proprio in quell’istante avevo la fortuna di osservarne una con una definizione inimmaginabile. Il brusio degli insetti notturni, destatisi all’improvviso, arricchiva il ricordo di quest’atmosfera incantata. A differenza che a Parigi qui non ho potuto osservare il volo impazzito degli uccelli, forse perché scappati precedentemente da tutte questo anomalo assembramento di persone che nei giorni precedenti avevano scaricato nell’aria migliaia di decibel di sana musica!!!

Data una fugace occhiata al binocolo non mi restava che realizzare le ultime riprese e scatti per un tangibile ricordo, ma un lampo di luce all’interno dell’obiettivo fotografico mi annunciava che lo spettacolo era finito. Ancora esterrefatto per la visione coronale, mi dimenticai di ricercare le ombre volanti. Ma dopo le fatiche e gli ostacoli che avevo incontrato per la preparazione del viaggio, potevo essere pienamente soddisfatto di ciò che avevo visto. Svaniti gli ultimi effetti dell’adrenalina presente nel mio corpo, cominciai a rendermi conto che forse tutti gli scatti fotografici erano stati lasciati su tempi brevi. Addio registrazione della corona esterna!!!

Ma ormai non restava che il tempo per i festeggiamenti e la vacanza. Così la sera messe da parte le ultime cautele alimentari. Mi diedi alla pazza gioia. I biscotti preconfezionati lasciavano spazio a succulente bistecche e a una buonissima salsiccia bovina, niente a che vedere con le nostre globalizzate carni bovine. Anche alcuni prodotti biologici nostrani non reggevano il paragone. Questo era solo l’antipasto di ciò che mi avrebbero riservato i rimanenti giorni, spesi tra le immani Cascate Vittoria, animali selvaggi e nella Las Vegas africana: Sun City.

Infine un confortevole viaggio in Business Class chiudeva quest’indimenticabile avventura africana.

La prossima Eclisse cadrà di nuovo in questi luoghi magici, e sinceramente ci sto già facendo più che un pensierino…

 

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